Il prefetto incontra i residenti. Nasce il Comitato Modì. “La misura è colma: ora basta rimandi”.

Quando le istituzioni rispondono “presente”, i cittadini tornano a sentirsi parte di una comunità.
Ed è esattamente ciò che è accaduto venerdì 5 dicembre, quando il Prefetto, dott. Dionisi, ha richiesto un confronto diretto con i residenti della zona oggi tristemente conosciuta come epicentro della malamovida—la stessa parola che ha dato il nome al nostro sito, malamovida.org.
Un incontro raro: chiaro, diretto, concreto
La delegazione dei residenti è stata accolta con educazione e rispetto, come dovrebbe essere sempre quando si parla di istituzioni—ma come purtroppo non accade così spesso.
Il dott. Dionisi, ancor prima di ascoltare le testimonianze, ha dimostrato di conoscere in profondità le problematiche del centro, mostrando empatia verso chi da anni subisce situazioni che in qualsiasi paese civile non sarebbero tollerate.
L’incontro è stato sintetico, preciso, comunicativo e diretto. Un’anomalia positiva nel panorama italiano, dove troppi tavoli tecnici finiscono nel nulla. Questa volta, invece, si è usciti con le idee chiare.
Da salotto buono a epicentro del delirio notturno
In pochi anni via Cambini è stata trasformata da angolo elegante della città a cuore del caos notturno.
Un processo lasciato correre senza controllo, nonostante anni di:
- lettere,
- riunioni,
- filmati,
- segnalazioni puntuali.
Una strada stretta, senza vie di fuga, fisicamente inadatta a ospitare un flusso così imponente di persone, è stata abbandonata a se stessa.
Il risultato? Una situazione talmente deteriorata da spingere il Prefetto a parlare apertamente di problema di sicurezza pubblica.
E in un contesto simile, basta un imprevisto per trasformare una notte in tragedia.
La storia recente d’Italia dovrebbe averci insegnato qualcosa.
Servono regole. Servono istituzioni vicine. Serve buon senso.
Per garantire sicurezza, decoro e vivibilità, servono:
- istituzioni presenti e credibili,
- regole chiare e invalicabili,
- responsabilità nell’amministrare spazi fragili e complessi.
Eppure, dopo innumerevoli incontri e protocolli, siamo arrivati a un’ordinanza che non recepisce gli avvertimenti né dei residenti né del Prefetto.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: non è cambiato assolutamente nulla.
La svolta: nasce il Comitato Modì
Oggi i residenti non sono più disposti ad accettare questa situazione.
La misura è colma.
Per questo è stata decisa la costituzione del Comitato Modì, che avrà tre obiettivi chiari:
- Rappresentare in modo forte e continuativo la comunità di via Cambini.
- Affrontare il problema reale, non più rimandabile.
- Intraprendere ogni iniziativa necessaria per porre fine a questa triste telenovela che da anni grava su un quartiere che merita di vivere, non di sopravvivere.
Una via che può rinascere
I residenti lo ripetono da tempo:
via Cambini non può accogliere il divertimento notturno, per ragioni fisiche e di sicurezza.
Può invece — e deve — ospitare attività diurne e serali, equilibrate e compatibili con:
- la serenità dei residenti,
- il lavoro degli esercenti,
- il divertimento dei ragazzi entro orari ragionevoli.
È una questione urbanistica, civile, culturale.
Il messaggio culturale: una comunità cresce solo con il senso del limite
Non tutto è possibile, sempre e ovunque.
Una società matura è quella che sa stabilire limiti, rispettarli e farli rispettare.
Via Cambini merita questo.
Livorno merita questo.
I cittadini lo chiedono da anni. Ora lo pretendono.
Firmato: il nascente Comitato Modi




